Se i colori possono avere un suono e viceversa, dovranno anche avere un odore, un profumo, giusto?
La sinestesia, quando si attua, permette un mix sensoriale estremamente affascinante che diventa quasi dirompente oltre che magico.
Per rompere gli schemi e diventare avanguardia, i Futuristi hanno avuto anche degli esponenti che dipingevano quadri profumati, il più famoso di questi è stato il pittore e musicista Luigi Russolo.
Profumo: un quadro che inebria
Con il suo dipinto custodito a Mart di Rovereto, il pittore e musicista Futurista ha dato avvio ad una delle sperimentazioni meglio riuscite del 900. Porta il titolo di “Profumo”.
Al centro del dipinto vi è il profilo di una bella donna che socchiude appena le labbra, avviluppata dalla fragranza che le sta intorno. E gli spettatori che la stanno ammirando sulla tela sentono essi stessi il profumo emanato dal dipinto, in un vortice sensoriale quasi infinito.
Alchimia sinestetica
Sembra quasi di vedere il profumo e di esserne avvolti in un turbinio di sensi che affascina e lascia storditi; ma com’è possibile questa alchimia sinestetica?
La bravura del pittore sta nell’aver messo tutta la sua capacità, inventiva e talento all’interno di una tela che può essere fruita attraverso diversi sensi, non solo quello della vista.
Ciò dà più vita e più profondità all’opera stessa, tanto che chi la osserva si sente polisensoriale, vede e odora il quadro che è quasi anche tattile. Resta così stupefatto e inglobato nella stessa, quasi che tutti questi sensi messi in campo, ad un certo punto lo lasciassero senza sensi ….
Un artista che cerca la completezza
Ricordiamo che Luigi Russolo, ad inizio 900, è stato anche un innovatore nel mondo della musica, anche qui sempre alla ricerca spasmodica della rottura dagli schemi e dai pre-concetti per entrare completamente in simbiosi con il linguaggio artistico un un’ottica di mimesi completa
Da Finestre sull’Arte si legge: “Russolo è ricordato anche per esser stato il più innovativo sperimentatore del futurismo musicale: era il 21 aprile del 1914 quando l’artista veneto presentava a Milano le sue Spirali di rumori, un concerto scritto per i suoi “intonarumori”, curiosi strumenti musicali che lui stesso inventò. Erano generatori di suoni costituiti da una cassa di legno e un altoparlante in cartone o in metallo, nati con l’obiettivo d’evocare i suoni d’una città in movimento, d’una battaglia, d’un automobile che corre: rombi, tuoni, ronzii, gorgoglii, scoppi, sibili, ululati, voci, risate, crepitii, fruscii”.
Il Futurismo ha aperto le porte alla modernità ma nel nostro nuovo secolo ancora non siamo riusciti a produrre un genio artistico di tale portata.